Moria – Canti dalla Terra di Mezzo

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“Il poema esce nell’ambito delle pubblicazioni a tema di Eldalië, con il patrocinio dalla Società Tolkieniana Italiana, affrontando la rivisitazione di uno dei capitoli più affascinanti e avvincenti del Signore degli Anelli, per l’esattezza l’arrivo della Compagnia dell’Anello alle Miniere di Moria.  L’opera è contesa fra una dimensione lirica in cui traspare il sentimento di Gimli, personaggio sul quale è focalizzata l’attenzione, in qualità di protagonista principale e una dimensione epica, all’interno della quale si propina al lettore una serie di eventi in rapida successione – come tradizionalmente avviene nello stile della narrazione eroica”.

Moria in un nuovo poema epico

Non se ne può più delle lamentazioni sulla marginalità della poesia (e anche del loro contrario)

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Estratto. A cura di Giulio Mozzi

“Vabbè, sto esagerando: io non ne posso più. Che la poesia non conti tutto sommato nulla nella vita sociale e civile del Paese, mi sembra una cosa ovvia. Non mi pare che Dante o Petrarca, per tacere di Leopardi e del Berchet, abbiano contato più che tanto – più che nulla – nella vita sociale e civile del Paese. Certo: guardiamo la storia d’Italia, e ci par di vedere una popolazione tutta compresa nei procomberò sol io (tanto per citare il peggio) e tutta intenta ad amoreggiare teologicamente e stilnovisticamente. Ma certo! Peccato che quella popolazione fosse l’un per cento, l’un per mille, l’un per diecimila della popolazione reale, della cui esistenza forse aveva qualche sentore, qualche vaga notizia, qualche rapporto ogni tanto. Oggi viviamo nell’alfabetizzazione universale, ma l’alfabetizzazione non è altro che alfabetizzazione: saper usare almeno al minimo indispensabile l’alfabeto; saper leggere le istruzioni per l’uso della lavatrice; saper compilare in Facebook uno status con la ricetta della parmigiana di melanzane (come la faceva la nonna, la mamma, ec.); e poco più.”

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Giornata mondiale della Poesia – Palermo 21 Marzo a Palazzo Steri

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Domani pomeriggio, sarò presente al Palazzo Steri per la Giornata mondiale della Poesia. Emoticon smile

Ore: 17.00

Due testi poetici in lettura da Nibelung e il Cigno nero

Isillindë – Masterclass d’improvvisazione orale al Wow di Milano – 13 marzo

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Intervista su Discover Japan Magazine – Haiku

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Intervista di Rossana Corso.

La rivista è consultabile on line. Articolo a pag. 16.

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“Foglie nel vento – Workshop” – Articolo di Lavinia Scolari

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[Estratto]

Che cos’è per voi la poesia?»

Questo è stato l’esordio del workshop di “Foglie nel vento”, tenutosi l’8 febbraio a Palermo, nella sede dell’Associazione Culturale Sicilia-Giappone di via Giosuè Carducci. Il workshop, svoltosi in forma gratuita e aperta a tutti fino esaurimento posti, è stato condotto e curato dal poeta e scrittore Fabrizio Corselli, direttore della collana “Hanami” per i tipi di Edizioni della Sera, e organizzato dal Presidente dell’associazione Giuseppe Cannizzo e da Rossana Corso. Probabile prequel a un futuro corso di poesia orientale e haiku, l’evento si poneva l’obiettivo di diffondere la conoscenza della cultura e della poesia giapponese, in particolare della forma poetica dell’haiku. A partire dalle forme della sua ideazione, si è tracciato un percorso che ha attraversato le diverse modalità di composizione, le tecniche di improvvisazione poetica e i temi del genere.

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Foglie nel vento – Workshop sullo haiku a Palermo

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Foglie nel vento è un workshop rivolto a tutti coloro che vogliono conoscere il genere della poesia giapponese haiku, e comprenderne la relativa composizione.

Il Workshop nel dettaglio

Foglie nel vento si rivolge tanto agli amanti della poesia quanto a chi cerca una nuova esperienza diversa dal solito, riscoprendo il piacere della “semplicità” e della bellezza delle cose che ci circondano, soprattutto in una società così frenetica nella quale viviamo. Una modalità espressiva che cerca di cogliere gli elementi poetici della quotidianità, nella sua leggerezza ed eternità. Il tutto trasposto in soli tre “versi”.

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Secondo Natura – W.G. Sebald

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Piogge di fuoco divorante, mari tempestosi, ghiacci e rocce di un mondo vuoto di uomini, luci radianti, deserti combusti: con somma potenza di immagini, con il ritmo che il verso libero imprime a un linguaggio avvolgente, e in un costante intreccio di saperi (arte, scienze naturali, letteratura), Sebald ci offre nel poemetto Secondo natura – opera prima – un trittico che già contiene in nuce i caratteri della sua futura narrativa. I passeggiatori e gli emigrati dei romanzi e dei racconti sono già tutti qui prefigurati: la tragica vita del pittore Grünewald e di un suo misterioso doppio nella terrificante descrizione di opere come la pala d’altare di Isenheim; il viaggio dell’esploratore e medico settecentesco G.W. Steller alla scoperta, con Vitus Bering, dello stretto marino fra i ghiacci della Siberia e dell’Alaska; un’autobiografia, dalla nascita sotto le bombe, in un mattino di primavera, alle peripezie della famiglia e ai vagabondaggi europei, così simili a quelli di Jacques Austerlitz. Secondo natura è il primo dei tanti viaggi che Sebald ha intrapreso nei territori di una Natura colta con sguardo snebbiato, nelle sue incessanti metamorfosi. Un viaggio illuminato da una possente visionarietà. [Estratto]

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Il Portatore di Corni – Recensione su Scrittevolmente

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Trama: Brienjern Hollfarris è un poeta-guerriero che, affiancato dalla sua fidata ciurma di arcieri tevarrin e dai suoi due grandi amici — Hengherest, un manipolatore di rune, e Wurthan, un guerriero dei lupi — solca i mari delle terre del Nord in cerca d’avventura e ricchi tesori da saccheggiare. Salpato dal porto di Norgrad con la sua Antjria e un altro manipolo di quattro adrimar, le navi-drago, Brienjern Hollfarris si spinge a Ovest, oltre il mare di Skjrd, nel tentativo di ricercare l’isola di Belphrag, ove ha sede l’Hyrfwald, “La grande Sala dell’Idromele”. Un luogo denso di pericoli, minaccioso perfino agli occhi di un guerriero esperto, lì dove lo spirito del valoroso combatte per l’eternità a fianco dei grandi eroi. Quali indicibili segreti si celano negli abissi di quell’isola e quali terrificanti insidie dovrà superare il poeta guerriero perché il suo fato si compia? Un’ardua sfida che metterà a dura prova non solo le sue capacità di comandante, ma anche i suoi fidati strumenti di morte: i berenhollern, i “corni delle rune” di cui egli è depositario per volontà degli antichi draghi. “Il Portatore di Corni — Saga dei Regni del Nord” è un poema dark fantasy a carattere epico che trae ampia ispirazione dalle saghe islandesi e dai miti norreni, rielaborandone il linguaggio poetico in un unicum d’eccezione. Un’opera che, nella migliore delle tradizioni della poesia vichinga, nasce come commistione di due temi portanti: l’Amore e la Guerra. Che il lettore si prepari a un’avventura senza eguali!

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