Domani intervento presso la Scuola Secondaria di Primo grado “Gramsci”.
Epica, Improvvisazione orale, Fantasy (genere strumentale) e composizione (legata all’oralità).
Brandirò il gesso quale arma gloriosa… la lavagna, il mio campo di battaglia.
“Hàfnamàhl” è un poema epico-fantasy elaborato dalla tradizione delle genti del Mondo Conosciuto. Scritto in metro epico, raccoglie e fonde assieme vari cicli leggendari per permettere al lettore di addentrarsi nella mitologia del Mondo Conosciuto e per capirne gli esordi. Narra le vicende di Hàr, il Creatore, e dei suoi figli Gýldar e Valgàudhra, sempre in lotta tra loro per la supremazia e il potere; e degli amori di Gýldar e Lýnna, la Figlia del Cigno; e della nascita della razza umana a partire dalle tre stirpi. Questo volume contiene la prima parte del lungo poema, chiamata Melnòrie, cui seguiranno presto le altre due.
Saga – Prontuario di Epica fantasy è il primo manuale di Epica fantasy in Italia. L’opera è un prodotto unico nel suo genere.
Saga, oltre a strutturare la storia dell’Epica (da Omero a Tolkien) e a fornire al lettore un’attenta analisi ad ampio spettro su quelli che furono i fondamenti dell’epica classica e del suo declino, e su quelli che, al contrario, riguardano l’epica moderna fantasy, vuole essere anche una preziosa guida verso un percorso fatto di scelte, non solo stilistiche ma anche di ordine concettuale e narrativo: trama, peripezie, prologo, epilogo, mimetica, diegetica, modalità descrittive ecc.. In sostanza, tutto ciò che esula dal contesto prettamente poetico e che si riferisce invero alla prosa.
Saga fornisce un modo nuovo per scrivere fantasy, soprattutto impiegando il verso quale strumento per eccellenza della tradizione epica antica.
Un’opera studiata anche per gli scrittori di romanzi, tesa a rafforzare la loro componente narrativa, il tema della descrizione e degli elementi figurativi e sensoriali.
A breve, disponibile anche in cartaceo.
Scopri il Bardo che c’è in te!
Un ritorno alle origini, all’epica tradizionale, quando ancora le storie di mostri e leggende venivano decantate intorno al fuoco da cantori erranti (dai bardi fino a giungere agli scaldi di corte dell’era vichinga), soprattutto quando ancora veniva usato il verso quale solenne strumento di narrazione.
La masterclass ha non solo l’obiettivo di dare un efficace contraccolpo a molti degli stereotipi e dei luoghi comuni che affollano il genere fantasy, in particolar modo l’attribuzione del valore epico-narrativo alla sola prosa, ma di far conoscere ai lettori la multiformità dei generi. Poesia e Fantasy sono intimamente legati e, per diritto di nascita, esse reclamano il proprio posto all’interno di un genere che deve molto all’epica tradizionale, partendo da Omero per poi attraversare il Beowulf, fino a giungere al poema finnico del Kalevala.
La masterclass d’improvvisazione orale affonda le sue radici nelle fondamenta di quel “tempo antico” caratterizzato dalle saghe d’argomento eroico, dall’epica germanica, ma anche da un’epoca di leggenda in cui eroi ed elementi fantastici si fondono in tutt’uno.
La masterclass, promossa dalla Biblioteca comunale di Formello, sarà tenuta da Fabrizio Corselli, autore di poemi a carattere epico-mitologico, all’interno della Terza Edizione di Fantàsya, Festa del fantastico 2015. Le capacità creative, d’invenzione letteraria e improvvisazione orale dei partecipanti saranno messe a dura prova. Una sessione in cui ognuno dovrà costruire i propri “versi epici” all’interno di una micro storia in continua evoluzione, creata al momento, secondo alcune regole che rendono il processo molto accattivante e ai limiti della disfida poetica.
Data: Sabato 30 Maggio – Orario: 10.00 – 12.00
Dove: presso Palazzo Chigi, centro storico a Formello (Rm)
Numero partecipanti. Da un minimo di 5 a un massimo di 12.
Costi della masterclass: gratuito. Per prenotare (fino a esaurimento posti) scrivere a: fantasyadraghi@libero.it , lasciando Nome, Cognome e recapito email.
Jorge Manrique s’impone come personificazione esemplare delle qualità aristocratiche più apprezzate durante il tardo Medioevo spagnolo, aperto ormai alle istanze della cultura umanistica. Nato verso il 1440, probabilmente a Paredes de Nava, in provincia di Palencia, morto nel 1479, combattendo contro le truppe del marchese di Villena sotto le mura del castello di Garcimuñoz, il poeta durante tutta la sua breve esistenza si sforzò di sostenere i progetti politici del padre, il potente don Rodrigo Manrique, Maestro dell’Ordine militare di Santiago, e ne condivise le imprese a favore dei Re Cattolici e del loro ambizioso disegno di unificazione della Spagna. E per la morte del padre, avvenuta nel 1476, scrisse un’Elegia che si colloca fra le più alte espressioni della poesia europea quattrocentesca. Notevole abilità versificatoria rivelano inoltre le sue liriche amorose, apprezzabile esempio delle sottigliezze concettuali e degli artifici formali impostisi nelle consuetudini cortesi castigliane. Tre testi di carattere burlesco documentano anche la sua adesione alla tradizione giocosa delle caricature umoristiche e delle deformazioni parodistiche.
Nell’Elegia alla morte del padre confluiscono molti luoghi comuni della tradizione elegiaca tardomedievale, rielaborati in una costruzione armoniosa e misurata, in un linguaggio terso, dall’ammirevole tensione espressiva: un esordio lento e sentenzioso origina una riflessione vibrante sul destino umano, sviluppata con argomentazioni serrate e conclusa dall’esaltazione di un personaggio eroico, serenamente disposto ad affrontare anche l’estrema vicenda esistenziale. Nel denso poemetto si delineano pertanto le sequenze di un trittico solenne: la meditazione filosofica sulla inevitabile fine della vita, con una suadente testimonianza sulla caducità del potere, delle ambizioni umane e dei piaceri terrestri; la celebrazione della figura del padre e delle sue virtù cavalleresche e cristiane; l’incontro edificante fra l’eroe e la Morte, che pone in rilievo l’atteggiamento di estrema fiducia del credente nella volontà divina… [Estratto]
È ancora Crepuscolo nei dintorni della caverna del Cantore di Draghi, e soltanto un tremulo fuoco rischiara l’entrata della tana del drago Astyrre. È il suo attendente Gylvar che sta aspettando il nuovo ospite, con la torcia in mano e quel tipico entusiasmo che caratterizza un bambino desideroso di aprire il proprio regalo appena donato.
"Quando le divinità giocano di ruolo"
se non brucia un po'... che libro è?
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