Ella passa radiosa, come la notte – Byron

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Ella passa radiosa, come la notte

Di climi tersi e di cieli stellati;
Tutto il meglio del buio e del fulgore
S’incontra nel suo sguardo e nei suoi occhi
Così addolciti a quella luce tenera
Che allo sfarzo del giorno nega il cielo.

Un’ombra in più, un raggio in meno, avrebbero
Guastato in parte la grazia senza nome
Che ondeggia sulla sua treccia corvina
O dolcemente la illumina in volto,
Dove pensieri limpidi e soavi
Pura svelano e preziosa la dimora.

Su quella guancia, sopra quella fronte,
Così dolci, serene ma eloquenti,
I sorrisi avvincenti, i colori accesi
Parlano di giorni volti al bene,
Di un animo che qui con tutto è in pace,
Di un cuore che ama innocente!

Bright Star – John Keats

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Bright star! Would I were steadfast as thou art –
not in lone splendour hung aloft the night
and watching, with eternal lids apart,
like nature’s patient, sleepless eremite,
the moving waters at their priestlike task
of pure ablution round earth’ human shores,
or gazing on the new soft-fallen mask
of snow upon the mountains and the moors;
no – yet still steadfast, still unchangeable,
pillowed upon my fair love’s ripening breast,
to feel for ever its soft fall and swell,
awake for ever in a sweet unrest,
still, still to hear her tender-taken breath,
and so live ever – or else swoon to death.

*

Oh fossi come te, lucente stella,
costante – non sospeso in solitario
splendore in alto nella notte, e spiando,
con le palpebre schiuse eternamente
come eremita paziente ed insonne
della natura, le mobili acque
nel loro compito sacerdotale
di pura abluzione intorno ai lidi
umani della terra, o rimirando
la maschera di nuova neve che
sofficemente cadde sopra i monti
e sopra le brughiere, no – ma sempre
costante ed immutabile posare
il capo sul bel seno maturante
del mio amore e sentire eternamente
il suo dolce abbassarsi e sollevarsi,
per sempre desto in una dolce ansia,
sempre udire il suo tenero respiro
e vivere così perennemente –
o svenire altrimenti nella morte.

(Sonetto di John Keats tratto dal libro J. K., Poesie, traduzione di Mario Roffi, Einaudi, Torino, 1983, 1999, pp. 2425)