Moria – Canti dalla Terra di Mezzo

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“Il poema esce nell’ambito delle pubblicazioni a tema di Eldalië, con il patrocinio dalla Società Tolkieniana Italiana, affrontando la rivisitazione di uno dei capitoli più affascinanti e avvincenti del Signore degli Anelli, per l’esattezza l’arrivo della Compagnia dell’Anello alle Miniere di Moria.  L’opera è contesa fra una dimensione lirica in cui traspare il sentimento di Gimli, personaggio sul quale è focalizzata l’attenzione, in qualità di protagonista principale e una dimensione epica, all’interno della quale si propina al lettore una serie di eventi in rapida successione – come tradizionalmente avviene nello stile della narrazione eroica”.

https://www.tolkien.it/2018/02/25/moria-in-un-nuovo-poema-epico/

Non se ne può più delle lamentazioni sulla marginalità della poesia (e anche del loro contrario)

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Estratto. A cura di Giulio Mozzi

“Vabbè, sto esagerando: io non ne posso più. Che la poesia non conti tutto sommato nulla nella vita sociale e civile del Paese, mi sembra una cosa ovvia. Non mi pare che Dante o Petrarca, per tacere di Leopardi e del Berchet, abbiano contato più che tanto – più che nulla – nella vita sociale e civile del Paese. Certo: guardiamo la storia d’Italia, e ci par di vedere una popolazione tutta compresa nei procomberò sol io (tanto per citare il peggio) e tutta intenta ad amoreggiare teologicamente e stilnovisticamente. Ma certo! Peccato che quella popolazione fosse l’un per cento, l’un per mille, l’un per diecimila della popolazione reale, della cui esistenza forse aveva qualche sentore, qualche vaga notizia, qualche rapporto ogni tanto. Oggi viviamo nell’alfabetizzazione universale, ma l’alfabetizzazione non è altro che alfabetizzazione: saper usare almeno al minimo indispensabile l’alfabeto; saper leggere le istruzioni per l’uso della lavatrice; saper compilare in Facebook uno status con la ricetta della parmigiana di melanzane (come la faceva la nonna, la mamma, ec.); e poco più.”

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Elogio alla morte del padre – Jorge Manrique – Marsilio

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Jorge Manrique s’impone come personificazione esemplare delle qualità aristocratiche più apprezzate durante il tardo Medioevo spagnolo, aperto ormai alle istanze della cultura umanistica. Nato verso il 1440, probabilmente a Paredes de Nava, in provincia di Palencia, morto nel 1479, combattendo contro le truppe del marchese di Villena sotto le mura del castello di Garcimuñoz, il poeta durante tutta la sua breve esistenza si sforzò di sostenere i progetti politici del padre, il potente don Rodrigo Manrique, Maestro dell’Ordine militare di Santiago, e ne condivise le imprese a favore dei Re Cattolici e del loro ambizioso disegno di unificazione della Spagna. E per la morte del padre, avvenuta nel 1476, scrisse un’Elegia che si colloca fra le più alte espressioni della poesia europea quattrocentesca. Notevole abilità versificatoria rivelano inoltre le sue liriche amorose, apprezzabile esempio delle sottigliezze concettuali e degli artifici formali impostisi nelle consuetudini cortesi castigliane. Tre testi di carattere burlesco documentano anche la sua adesione alla tradizione giocosa delle caricature umoristiche e delle deformazioni parodistiche.

 

Nell’Elegia alla morte del padre confluiscono molti luoghi comuni della tradizione elegiaca tardomedievale, rielaborati in una costruzione armoniosa e misurata, in un linguaggio terso, dall’ammirevole tensione espressiva: un esordio lento e sentenzioso origina una riflessione vibrante sul destino umano, sviluppata con argomentazioni serrate e conclusa dall’esaltazione di un personaggio eroico, serenamente disposto ad affrontare anche l’estrema vicenda esistenziale. Nel denso poemetto si delineano pertanto le sequenze di un trittico solenne: la meditazione filosofica sulla inevitabile fine della vita, con una suadente testimonianza sulla caducità del potere, delle ambizioni umane e dei piaceri terrestri; la celebrazione della figura del padre e delle sue virtù cavalleresche e cristiane; l’incontro edificante fra l’eroe e la Morte, che pone in rilievo l’atteggiamento di estrema fiducia del credente nella volontà divina… [Estratto]

Link scheda libro

Versi a Blok. 1- Marina Ivanovna Cvetaeva

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Versi a Blok. 1.
Il tuo nome è una rondine nella mano,
il tuo nome è un ghiacciolo sulla lingua.
Un solo unico movimento delle labbra.
Il tuo nome sono cinque lettere.
Una pallina afferrata al volo,
un sonaglio d’argento nella bocca.

Un sasso gettato in un quieto stagno
singhiozza come il tuo nome suona.
Nel leggero schiocco degli zoccoli notturni
il tuo nome rumoroso rimbomba.
E ce lo nomina lo scatto sonoro
del grilletto contro la tempia.

Il tuo nome – ah, non si può! –
il tuo nome è un bacio sugli occhi,
sul tenero freddo delle palpebre immobili.
Il tuo nome è un bacio dato alla neve.
Un sorso di fonte, gelato, turchino.
Con il tuo nome il sonno è profondo.

Lorma di Enrico Hüllweck – Marsilio

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Descrizione

Quasi tutta in endecasillabi, la voce poetica di Enrico Hüllweck sembra veramente, come sottolinea Vittorio Sgarbi nella prefazione, attendere una musica di sfondo, capace di accompagnare quel canto intenso e meditato, con il quale l’autore vive o fa rivivere emozioni e riflessioni suscitate in lui dalle realtà incontrate. Molteplici i temi e le figure che ispirano le diverse poesie, ma sono soprattutto due i principali interlocutori dell’anima poetica di Hüllweck: il mondo delle cose che lo circondano e il fascino misterioso della femminilità. Per il poeta hanno anima e voce le pareti e le ombre della sua casa, i libri sulla scrivania, il giardino, le strade, le case, l’acqua dei fiumi e del mare, gli alberi e le stelle, il buio della notte così come la luce del sole e della luna. Ma questo libro, che raccoglie poesie scritte dal 1964 al 2010, è soprattutto dedicato a Lorma, abbreviativo di Lorella Maria, la moglie adorata, alla quale, in poesia, Hüllweck lascia questo messaggio d’amore: “Io sarò il mare e tu per me Venezia”.

Scheda libro

La nuova Epica: su Il Portatore di Corni di Fabrizio Corselli

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La nuova Epica: su Il portatore di corni di Fabrizio Corselli, a cura di Gabriele Marchetti.

Un profondo saggio sull’Epica, sul poema a carattere epico e sulla mia poetica.

Un ottimo preludio all’evento del 27 Novembre presso la Mondadori di Palermo.

Saga – Evento presso la Mondadori di Palermo – 27 Novembre

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Se saprai starmi vicino – Pablo Neruda

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Se saprai starmi vicino

Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere “noi” in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l’un l’altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l’ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perchè insieme è gioia…

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.