Lirici greci – Poeti elegiaci

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L’appello di Callino e Tirteo alla responsabilità del singolo nella lotta per la salvezza comune; l’orrore dell’inesorabile vecchiaia che lacera l’animo di Mimnermo; l’impegno politico di Solone, il suo richiamo alla necessità di un’azione sempre onesta e sorretta da profonda moralità; la rivendicazione dei valori dello spirito, che Senofane contrappone alle sterili mode di una società sempre più superficiale; la dolente ansia di Teognide nell’inesausta ricerca della vera amicizia, di un incontro umano esclusivo e profondamente leale: sono le antiche voci della poesia elegiaca greca, così diverse tra loro, e pur unite da un amore consapevolmente critico per l’uomo e dall’intimo rispetto della sua dignità.

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L’epica greca – A cura di Alfonso Zarbo

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Così come per Gilgamesh, le cronache di nubifragi apocalittici e viaggi nell’aldilà sono presenti in diverse mitologie. Li ritroviamo anche nel mito di Orfeo ed Euridice, contenuto nell’importantissima Biblioteca dello Pseudo-Apollodoro (Castore l’Annalista, primo secolo a.C.). Guida fondamentale allo studio della mitologia greca, la Biblioteca contiene la storia completa dei miti greci e narra di tutte le più importanti figure e dinastie eroiche, attraverso Giasone, Perseo e Medea, Eracle, Ettore, Paride e Achille. Una vasta raccolta di leggende tradizionali ordinate cronologicamente dal Caos primordiale fino al ritorno a Itaca di Odisseo, ultimo grande eroe dei tempi antichi.

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Tutte le opere – Pindaro

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Nella presente edizione vengono pubblicate tutte le opere di Pindaro, il più grande esponente della lirica corale arcaica nato a Cinocefale, nei pressi di Tebe, attorno al 520-518 a.C., dalla nobile famiglia degli Egidi, originari di Sparta e fondatori del culto gentilizio di Apollo Carneo. Nell’edizione alessandrina, la produzione di Pindaro, eccezionalmente ampia, occupava 17 libri ordinati per generi: Inni, Peani, Prosodi, Parteni, Iporchemi, Encomi, Treni, Epinici. Sopravvivono integralmente solo quattro libri degli Epinici, divisi secondo le gare panelleniche di cui celebravano i vincitori: essi contengono rispettivamente 14 odi Olimpiche, 12 Pitiche, 11 Nemee, 8 Istmiche. Le altre opere sono note solo da numerosi frammenti in cui appaiono grandiose descrizioni del mondo divino, racconti mitici, solenni enunciati etici ed anche tratti di arguta grazia e voci d’amore. L’epinicio di Pindaro si articola secondo tre linee tematiche svolte con grande varietà di motivi: l’elogio, che contiene un succinto riferimento al vincitore e all’occasione sportiva; il mito, collegato sovente con la famiglia o con la patria del celebrato, che costituisce la parte di maggiore ampiezza ed impegno poetico; e la gnome, ossia l’enunciazione di sentenze religiose e morali.

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La parola all’autore: Intervista a Fabrizio Corselli

Una lunga intervista a Fabrizio Corselli, a opera di Tamara Mussio. Si parla delle opere dell’autore, di Poesia in generale, di Editoria e altro ancora.

Intervista in diretta con Fabrizio Corselli

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Giovedì 19 settembre, alle ore 15:00, potrete seguire l’intervista in diretta streaming con Fabrizio Corselli.

Ci parlerà dei suoi lavori, di poesie, del mondo dell’editoria e molto altro.

(Estratto dalla fanpage de Gli Spaccialezioni)

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Tramontata è la Luna – Saffo

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Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.

Per Diagoras di Rodi – Pugile. Pindaro

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“Come chi da mano generosa un calice
ribollente di rugiada di vite
in dono porga
al giovane sposo – l’alzava brindando
da casa a casa massiccio d’oro, vertice dei beni:
lo splendore della festa
e il genero onora, tra gli amici
presenti lo fa invidiato per nozze concordi -,
anch’io nettare distillato, omaggio delle Muse,
ai vincitori invio dolce frutto della mente,
e m’ingrazio
chi in Olimpia e in Pito
prevalse. Felice chi parole di lode avvolgono:
ora l’uno ora l’altro protegge
la Grazia feconda, spesso,
con cetra soave e flauto di mille voci.”

(Estratto – Olimpica VII)