Moria – Canti dalla Terra di Mezzo

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“Il poema esce nell’ambito delle pubblicazioni a tema di Eldalië, con il patrocinio dalla Società Tolkieniana Italiana, affrontando la rivisitazione di uno dei capitoli più affascinanti e avvincenti del Signore degli Anelli, per l’esattezza l’arrivo della Compagnia dell’Anello alle Miniere di Moria.  L’opera è contesa fra una dimensione lirica in cui traspare il sentimento di Gimli, personaggio sul quale è focalizzata l’attenzione, in qualità di protagonista principale e una dimensione epica, all’interno della quale si propina al lettore una serie di eventi in rapida successione – come tradizionalmente avviene nello stile della narrazione eroica”.

https://www.tolkien.it/2018/02/25/moria-in-un-nuovo-poema-epico/

Giornata mondiale della Poesia – Palermo 21 Marzo a Palazzo Steri

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Domani pomeriggio, sarò presente al Palazzo Steri per la Giornata mondiale della Poesia. Emoticon smile

Ore: 17.00

Due testi poetici in lettura da Nibelung e il Cigno nero

“Foglie nel vento – Workshop” – Articolo di Lavinia Scolari

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[Estratto]

Che cos’è per voi la poesia?»

Questo è stato l’esordio del workshop di “Foglie nel vento”, tenutosi l’8 febbraio a Palermo, nella sede dell’Associazione Culturale Sicilia-Giappone di via Giosuè Carducci. Il workshop, svoltosi in forma gratuita e aperta a tutti fino esaurimento posti, è stato condotto e curato dal poeta e scrittore Fabrizio Corselli, direttore della collana “Hanami” per i tipi di Edizioni della Sera, e organizzato dal Presidente dell’associazione Giuseppe Cannizzo e da Rossana Corso. Probabile prequel a un futuro corso di poesia orientale e haiku, l’evento si poneva l’obiettivo di diffondere la conoscenza della cultura e della poesia giapponese, in particolare della forma poetica dell’haiku. A partire dalle forme della sua ideazione, si è tracciato un percorso che ha attraversato le diverse modalità di composizione, le tecniche di improvvisazione poetica e i temi del genere.

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Secondo Natura – W.G. Sebald

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Piogge di fuoco divorante, mari tempestosi, ghiacci e rocce di un mondo vuoto di uomini, luci radianti, deserti combusti: con somma potenza di immagini, con il ritmo che il verso libero imprime a un linguaggio avvolgente, e in un costante intreccio di saperi (arte, scienze naturali, letteratura), Sebald ci offre nel poemetto Secondo natura – opera prima – un trittico che già contiene in nuce i caratteri della sua futura narrativa. I passeggiatori e gli emigrati dei romanzi e dei racconti sono già tutti qui prefigurati: la tragica vita del pittore Grünewald e di un suo misterioso doppio nella terrificante descrizione di opere come la pala d’altare di Isenheim; il viaggio dell’esploratore e medico settecentesco G.W. Steller alla scoperta, con Vitus Bering, dello stretto marino fra i ghiacci della Siberia e dell’Alaska; un’autobiografia, dalla nascita sotto le bombe, in un mattino di primavera, alle peripezie della famiglia e ai vagabondaggi europei, così simili a quelli di Jacques Austerlitz. Secondo natura è il primo dei tanti viaggi che Sebald ha intrapreso nei territori di una Natura colta con sguardo snebbiato, nelle sue incessanti metamorfosi. Un viaggio illuminato da una possente visionarietà. [Estratto]

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Elogio alla morte del padre – Jorge Manrique – Marsilio

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Jorge Manrique s’impone come personificazione esemplare delle qualità aristocratiche più apprezzate durante il tardo Medioevo spagnolo, aperto ormai alle istanze della cultura umanistica. Nato verso il 1440, probabilmente a Paredes de Nava, in provincia di Palencia, morto nel 1479, combattendo contro le truppe del marchese di Villena sotto le mura del castello di Garcimuñoz, il poeta durante tutta la sua breve esistenza si sforzò di sostenere i progetti politici del padre, il potente don Rodrigo Manrique, Maestro dell’Ordine militare di Santiago, e ne condivise le imprese a favore dei Re Cattolici e del loro ambizioso disegno di unificazione della Spagna. E per la morte del padre, avvenuta nel 1476, scrisse un’Elegia che si colloca fra le più alte espressioni della poesia europea quattrocentesca. Notevole abilità versificatoria rivelano inoltre le sue liriche amorose, apprezzabile esempio delle sottigliezze concettuali e degli artifici formali impostisi nelle consuetudini cortesi castigliane. Tre testi di carattere burlesco documentano anche la sua adesione alla tradizione giocosa delle caricature umoristiche e delle deformazioni parodistiche.

 

Nell’Elegia alla morte del padre confluiscono molti luoghi comuni della tradizione elegiaca tardomedievale, rielaborati in una costruzione armoniosa e misurata, in un linguaggio terso, dall’ammirevole tensione espressiva: un esordio lento e sentenzioso origina una riflessione vibrante sul destino umano, sviluppata con argomentazioni serrate e conclusa dall’esaltazione di un personaggio eroico, serenamente disposto ad affrontare anche l’estrema vicenda esistenziale. Nel denso poemetto si delineano pertanto le sequenze di un trittico solenne: la meditazione filosofica sulla inevitabile fine della vita, con una suadente testimonianza sulla caducità del potere, delle ambizioni umane e dei piaceri terrestri; la celebrazione della figura del padre e delle sue virtù cavalleresche e cristiane; l’incontro edificante fra l’eroe e la Morte, che pone in rilievo l’atteggiamento di estrema fiducia del credente nella volontà divina… [Estratto]

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Silenzi – Emily Dickinson

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Sottoposta a correzioni e censure, travisata dai contemporanei che non capendola la vissero come il prodotto di un’immaginazione confusa, ristretta, romanticamente persa nella lettura della Bibbia e nella ricerca dell’amore, la poesia di Emily Dickinson solo con l’edizione critica del 1955 è conosciuta nella sua forma originaria. Eppure anche le versioni in lingua italiana più recenti, salvo rare eccezioni, offuscano il senso che in quella poesia si racchiude, continuando a operare nei suoi confronti un conciliante addomesticamento. Con questa raccolta Barbara Lanati intende smentire l’immagine tuttora prevalente della Dickinson come vergine riservata, chiusa e timida del New England, la ragazza perbene vittima del potere del padre e del vittorianesimo imperante, e intende restituirne, con la traduzione, la scrittura inquieta e inquietante, astratta e insieme raffinatamente sensuale sgorgata da una vita fatta di reclusione, silenzio. Scabra, dura, ironica, spoglia di rime e facili assonanze che ne avrebbero ammorbidito il passo spasmodico, la poesia della Dickinson trascrive l’esperienza di una donna che seppe abbracciare la condizione della solitudine e farne un provocatorio strumento di conoscenza e avvicinamento all’uomo, una donna che visse nell’ostinata interrogazione del silenzio e a quel silenzio riuscì a dare un corpo: la parola poetica.

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Il Portatore di Corni – Recensione su Scrittevolmente

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Trama: Brienjern Hollfarris è un poeta-guerriero che, affiancato dalla sua fidata ciurma di arcieri tevarrin e dai suoi due grandi amici — Hengherest, un manipolatore di rune, e Wurthan, un guerriero dei lupi — solca i mari delle terre del Nord in cerca d’avventura e ricchi tesori da saccheggiare. Salpato dal porto di Norgrad con la sua Antjria e un altro manipolo di quattro adrimar, le navi-drago, Brienjern Hollfarris si spinge a Ovest, oltre il mare di Skjrd, nel tentativo di ricercare l’isola di Belphrag, ove ha sede l’Hyrfwald, “La grande Sala dell’Idromele”. Un luogo denso di pericoli, minaccioso perfino agli occhi di un guerriero esperto, lì dove lo spirito del valoroso combatte per l’eternità a fianco dei grandi eroi. Quali indicibili segreti si celano negli abissi di quell’isola e quali terrificanti insidie dovrà superare il poeta guerriero perché il suo fato si compia? Un’ardua sfida che metterà a dura prova non solo le sue capacità di comandante, ma anche i suoi fidati strumenti di morte: i berenhollern, i “corni delle rune” di cui egli è depositario per volontà degli antichi draghi. “Il Portatore di Corni — Saga dei Regni del Nord” è un poema dark fantasy a carattere epico che trae ampia ispirazione dalle saghe islandesi e dai miti norreni, rielaborandone il linguaggio poetico in un unicum d’eccezione. Un’opera che, nella migliore delle tradizioni della poesia vichinga, nasce come commistione di due temi portanti: l’Amore e la Guerra. Che il lettore si prepari a un’avventura senza eguali!

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La dirimpettaia e altri affanni di Silvio Ramat – Mondadori

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Come in un vastissimo scenario, questo nuovo libro di Silvio Ramat riesce a rendere presenti innumerevoli volti, figure del ricordo e degli affetti, personaggi che nella mente del poeta hanno attraversato il tempo e tornano a parlargli, dai diversi luoghi della loro esperienza, quasi coralmente, riemersi dal corso dei decenni. Ecco, nitide, ma a volte offuscate da un velo di malinconia e rimpianto, le immagini del padre e della sua prematura morte, il ricordo dell’anziana madre a cui Ramat aveva dedicato un poema, la sua Firenze, la stessa di un grande maestro come Mario Luzi, che qui compare in un emozionante flashback.
E insieme a queste, si muovono, succedendosi in un libro ricco anche di riferimenti letterari, poetici soprattutto, altri personaggi, come l’anziano erborista, così vicino, per sua natura, al poeta, e la nuova dirimpettaia, protagonista di un bellissimo racconto in versi di sapore hitchcockiano, in cui il narratore osserva la quotidianità di una giovane donna come l’indimenticabile James Stewart della Finestra sul cortile. Ma se spesso apertamente prosastico è lo stile di Silvio Ramat in questa raccolta, non di meno sono presenti felici impennate liriche, momenti di asciutta sintesi, passaggi di intensa riflessione in cui si manifesta il forte senso di provvisorietà di un’esistenza già pervenuta a una fase avanzata, e proprio per questo tanto ricca di tracce sensibili, di vissuto depositato via via nella memoria.
È questo un libro del sentimento e della fedeltà a se stesso, un libro limpido e comunicativo, nel suo tono sapientemente discreto e colloquiale, in cui l’avventura poetica di Silvio Ramat, tra le più lunghe, articolate e autentiche del nostro tempo, ci offre un nuovo, importante capitolo, capace di coinvolgere il lettore nella sensibilità umanissima e sottile dei suoi percorsi.

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Incontro con Fabrizio Corselli – Mondadori Megastore di Palermo 27 Novembre

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