Poesie – T. S. Eliot

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La raccolta, curata e tradotta da Roberto Sanesi, con un’introduzione di David Gascoyne, ha il pregio di offrire al lettore un panorama esauriente dell’opera poetica eliotiana. Le “Poesie giovanili”, “Prufrock e altre osservazioni”, “La terra desolata”, “Gli uomini vuoti”, “Mercoledi delle ceneri” e le “Poesie minori” attraversano e caratterizzano il percorso intellettuale di Eliot, dalla lucida consapevolezza della crisi esistenziale dell’uomo moderno, alla prospettiva di una possibile, intima, salvezza spirituale.

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Ritorno al poema epico: la sfida di Corselli

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Estratto dal sito Fantasy Planet

“Epico. Partiamo subito col dire che “Il Portatore di Corni” di Fabrizio Corselli, edito da La Mela Avvelenata, ha tutti i crismi del poema. Epico, ovviamente. Colpisce, tanto per cominciare, la capacità dell’autore di trasmettere un’ambientazione caratteristica (con un’evidente “derivazione vichinga”), pur rinunciando alla forma in prosa. Corselli tratteggia un testo sicuramente difficile da seguire, soprattutto per lettori che magari cercano in un romanzo fantasy più una componente d’evasione, che una lettura “impegnata”, ma di sicuro appeal e fascino.”

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Félix Luís Viera: la meglio poesia. La patria è un’arancia. A cura di Iannozzi Giuseppe

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Estratto dal blog di Giuseppe Iannozzi.

Di rado i poeti contemporanei mi emozionano. Il perché è presto detto: nel corso dei secoli i poeti hanno detto tutto il possibile, e l’impossibile anche. I contemporanei, nel migliore dei casi, non fanno altro che scimmiottare i poeti passati alla Storia: si ripetono, dicono con altre parole ciò che è stato detto migliaia di volte in milioni di poesie da assai più valenti poeti. Certi poeti contemporanei, o poetastri che dir si voglia, non hanno né la tempra del poeta illuminato, né hanno alcuna capacità di innovazione linguistica. Va da sé che valgono poco, che valgono niente, nonostante i tanti immeritati allori che gli vengono tributati da alcuni critici prezzolati e senza scrupoli (da critici che solo pensano a immettere sul mercato un poetastro con un bel faccino candido, spacciandolo per Arthur Rimbaud o Jack Kerouac, con il fine di farne un personaggio, forse utile solo a reggere il microfono in certi talk-show notturni dappoco).

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Je suis l’Empire à la fin de la décadence… – Paul Verlaine

Je suis l’Empire à la fin de la décadence…

Languore

di Paul Verlaine

Sono l’Impero alla fine della decadenza
che vede passare i grandi barbari bianchi
e ne compone stanchi acrostici in stile
aureo dove danza il languore del sole.

L’anima solitaria soffre una noia densa,
laggiù, dicono, lunghe battaglie crudeli,
oh non potervi, preda di fiacche voglie,
oh non volervi fiorire un po’ questa vita.

Oh non volervi, non potervi un po’ morire!
Ah, tutto è bevuto! Batillo, finito di ridere?
Ah, tutto è bevuto, mangiato! Nulla da dire!

Solo una poesia un po’ insulsa da bruciare,
solo un servo un po’ svelto che vi trascura,
solo una noia sconosciuta che vi addolora!

(Traduzione di Andrea Giampietro)

Abisso – Fabrizio Corselli

Abisso

Nel silenzio la mia anima incede
con passione violenta, e greve
d’un Abisso fintanto assapora
le sue mute e anonime sponde,

lì, dove ogni poeta blandisce
della Morte le sue piume alate,

lì, dove il tormento non si placa
nel cercare uno sperduto lido
sopra il quale giacere, inerme.

D’una landa di ghiaccio, siderea,
ne assottiglia il metamorfico vello
ove rotto si mescola il pianto
tra effluvi di nero inchiostro.

Crinita d’inestinguibili fiamme
è la Poesia, mentre lenta degrada
giù, per quei profondi declivi
tinti nel Nulla, ove un verso annega
nel proprio sangue più oscuro.

Tutto si fa Fuoco e Tenebra

mentre arde quella strofa d’ostro.

Condanna funesta v’è nel guardar
di quel vuoto, l’amabile volto,

sofferenza eterna v’è nel guardar
di quella pira, una pausa inesausta.

Come panni stesi al Sole – Eufemia Griffo

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fumo di un altro autunno nell’aria
memorie di ricordi stropicciati
nella dimenticanza di ore perdute

noia- nell’anima vuota
di parole senza suoni ,
di giorni rosicchiati – come un tarlo
a divorare quel che resta
nel livido crepuscolo senza colori,

trecce di lacrime aggrovigliate
come l’edera al suo fiore
mescolate alla pioggia d’estate

– a rincorrere sprazzi d’ azzurro
vivide immagini negli occhi insonni
lavati, come panni stesi alla luce del sole

Aforismi – Haruki Murakami

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La vita è come uno spartito complesso. Piena di semicrome e biscrome, di segni strani, di annotazioni dal significato oscuro. Decifrarla è un’impresa ardua, e anche a saperla leggere correttamente, anche a saperla trasformare nella musica più bella, non è detto che poi la gente la capisca e l’apprezzi nel suo giusto valore.

Haruki Murakami