
«Più tranquilla è la positura del corpo e più esso è atto ad esprimere il vero carattere dell’anima: in tutte quelle posizioni che troppo si discostano dalla tranquillità, l’anima non è nella condizione che le è più propria, ma in uno stato di violenza e di costrizione. L’anima si conosce e si caratterizza maggiormente nelle passioni violente; grande però e nobile lo è solo nello stato dell’unità, della tranquillità». (Cfr. pag. 38, Johann Joackim Winckelmann, Pensieri sull’Imitazione, a cura di Michele Cometa, Palermo, Aesthetica Edizioni, 2001.)
Una tranquillità che è proiezione del silenzio. «Un silenzio che silenzio non è, poiché passando tale affermazione attraverso il filtro della legge enantiodromica (come ci viene insegnato da Eraclito), la musicalità del verso, il suo gorgheggio lirico si trasforma immancabilmente nel suo opposto; un silenzio che quindi silenzio non è ma è suono assoluto, il quale procede secondo l’amplificazione di taciti riverberi, un anelito al raggiungimento della propria metà archetipica. Quel muto tacere non rappresenta la fine del tutto, perché “tacendo” la privazione si carica di una forte carica espressiva, riuscendo oltremodo a esprimere più di quello che riuscirebbe a fare un testo prosastico. Il silenzio così trova il suo apex in quella forma “muta” che lo rappresenta al meglio, e cioè la metafora; un polisemico insieme di elementi al pari d’una livrea, poiché in quanto unità del volo, le sue penne, così fuse nella strutturazione di un effetto unitario, si avvicinano al concetto di “drappeggio” scultoreo, nel considerare allo stesso modo le pieghe dei vestiti d’una statua greca come riverbero della parola sulla parola, un addossarsi dell’una sull’altra; in sostanza una propaggine concettuale che nel proprio metaforizzarsi si comporta al pari di quelle piccole pieghe che* “nascono con dolce moto dalle pieghe più grandi e si perdono di nuovo in esse con nobile libertà e dolce armonia del tutto”» (Cfr. Johann Joackim Winckelmann, Pensieri sull’Imitazione, a cura di Michele Cometa, Aesthetica Edizioni, Palermo, 2001).
* (Fabrizio Corselli, Nibelung e il Cigno nero – Postfazione, Linee Infinite Edizioni, 2013)